La facciata

La facciata del Santuario è caratterizzata da due possenti contrafforti tra i quali sono le due svelte finestre gotiche. In alto tre pinnacoli ritmano la copertura. I due esterni sono caratterizzati da due campane poste a coronamento, anticamente azionate dall’orologio sottostante. A metà dei contrafforti, infatti, compaiono due quadranti: a destra quello delle ore e a sinistra quello zodiacale, un tempo protetti da una gronda. Più in basso corre l’elegante porticato antistante l’ingresso, che si sviluppa come ampia loggia a tredici archi a tutto sesto retti da quattordici colonne in marmo rosa.

Tracce di ulteriori archi sono chiaramente visibili inglobate nei due corpi di fabbrica che si sviluppano dagli estremi del porticato stesso per inoltrarsi verso la piazza seguendone i bordi esterni. È interessante notare come i capitelli corrispondenti al triforio centrale siano chiaramente gotici, segnando quindi una sorta di pronao originario (o comunque antico, non oltre, ovviamente, la metà del XV secolo) che nel Cinquecento è stato poi ampliato fino al limite della facciata e poi verso il centro della piazza.

Interessanti sono le lunette, realizzate nel 1643 da Bernardino e Bernardo Muttoni, pittori attivi per l’Ordine Francescano nella Provincia Veneta e autori di simili decorazioni tra Peschiera, Verona, Este, Padova e altri conventi (a loro si deve, peraltro, la decorazione del chiostro di Grazie, con le storie di San Francesco). I due artisti qui hanno raffigurato, nel braccio a levante, la storia del santuario, mentre nel braccio a ponente alcuni miracoli compiuti dalla Vergine.

Portandosi alla testata est del portico e procedendo verso ovest si possono leggere le seguenti lunette:

  • Venerazione dell’immagine sacra posta nella santella in riva al lago.
  • Il vescovo Sagramoso Gonzaga e il signore di Mantova, Francesco I Gonzaga, quarto capitano del popolo, affidano l’immagine miracolosa ai francescani.
  • Francesco I Gonzaga fa voto alla Vergine di riedificare il Santuario se fosse cessata la peste. Si noti che nella metà di sinistra della lunetta il signore di Mantova prega di fronte alla tavola della Mater Gratiae, mentre nella metà di destra compare piazza Sordello costellata di cadaveri e caratterizzata dall’antica facciata goticheggiante del duomo cittadino.
  • L’edificazione del Santuario. Francesco I Gonzaga mostra al vescovo di Cremona, Niccolò Tinti, il modellino della chiesa, già in costruzione.
  • La consacrazione del Santuario, avvenuta il 15 agosto 1406, quando il convento era ancora in costruzione; sono presenti al rito il patriarca di Grado, il vescovo di Mantova Antonio degli Uberti, il vescovo cremonese Nicolò Tinti e Francesco I Gonzaga con la sua corte.
  • Il miracolo del militare salvato: in battaglia, per l'intervento di Maria un fedele è scampato, pur se colpito al petto da un "globo infocato". Probabilmente il riferimento è ad una delle statue poste all’interno del Santuario, con un soldato con il cuore esposto.
  • La Madonna salva i marinai di una caravella nella tempesta.
  • La Madonna col Bambino tra cherubini (immagine ridipinta ma risalente al tardo Quattrocento e di sapore mantegnesco).
  • La venerazione dell’Icona. La seconda visita al santuario da parte dell'imperatore Carlo V e quella di Margherita d’Austria regina di Spagna.
  • Decorazione perduta o mai realizzata.
  • I salvati dalla piena del Danubio.
  • Il disarcionato salvato.
  • Il salvato dall'assalto dei briganti.
  • I frati salvati dal naufragio.
  • Maria Mater Gratiae: la Vergine protegge dai mali fisici (rappresentati dalle stampelle) e spirituali (i diavoli in fuga).
  • Lacerto di affresco raffigurante Sant’Antonio.

Va detto che la storia della fondazione del santuario qui raccontata è una ricostruzione ex post, ma che non ha riscontro con la storia: il santuario era già presente intorno al Mille, seppur con un’architettura differente, e la santella in riva al lago, ammesso sia esistita, certamente non accoglieva la preziosa icona della Mater Gratiae. D’altra parte l’osservatore accorto noterà come tutti i personaggi appaiano vestiti con abiti della prima metà del Seicento e certo non della fine del Trecento o dei primi anni del Quattrocento.

Sotto gli affreschi compaiono numerose lapidi, alcune celebrative, molte legate ad antiche sepolture poste sotto il piano di calpestio, relative alle famiglie nobili mantovane del Rinascimento o ai caduti delle battaglie risorgimentali. Tre di esse si riferiscono ad avvenimenti storici. Il primo è relativo alla nascita del santuario, celebrata a sinistra dell’ingresso da una scritta in latino che recita:

La peste crudele serpeggia in tutto il popolo

e colpisce miseramente innumerevoli persone;

non danno sollievo l’ombra dei boschi,

né le messi, né i teneri prati:

tutti sono prostrati, inebetite sono le menti,

le lacrime scorrono invano

e le preghiere non mutano la volontà divina.

Allora Francesco Gonzaga prega questa Santa Donna

e col voto di erigere il tempio cessa il morbo funesto.

Qui accorrono francesi, veneti, tedeschi e spagnoli,

a tutti qui è data la salute e la vita divina;

qui venite voi mantovani con ferventi preghiere:

l’Alma Madre supplice le avvalora.

A destra dell'ingresso una lapide reca infisse alcune palle di cannone provenienti, come si coglie dall’iscrizione, dalla battaglia di Pavia svoltasi nel 1522. In quell’occasione il marchese Federico II Gonzaga salvò la città dall'assedio francese.

Poco oltre è la lapide che ricorda la battaglia di Curtatone, combattuta nel paesino che dà il nome al Comune, a pochissimi chilometri di distanza, nel 1848. Il bel portale rinascimentale, in marmo, fu voluto dalla nobile famiglia Delfini, il cui emblema compare finemente scolpito nei capitelli. Nell’architrave compare la scritta «SACRVM CELESTI REGINE DICATUM», ovvero “Dedicato alla Regina del Cielo”, sopra la quale si sviluppa la lunetta dipinta raffigurante una Madonna col Bambino tra i cherubini.

L'affresco è degno di speciale attenzione: oltremodo ridipinto (e certamente preesistente al ciclo che corre in facciata) rivela tratti di alta qualità pittorica che collocano almeno il disegno in ambito mantegnesco. Al di là dell'arte, la collocazione proprio all'ingresso di una scena, in cui Maria sembra voler porre in primo piano il suo divino Figlio, assume per chi entra un preciso significato: pur se il tempio è a lei dedicato, come afferma la scritta sottostante, il credente non dimentichi che ogni chiesa è dedicata anzitutto a Dio e nessuno, neppure la Madonna, può prescindere da Lui.

Per ulteriori approfondimenti clicca qui: Bibliografia e approfondimenti del santuario

Santuario delle Grazie
Cogli un fiore per la Beata Vergine Maria delle Grazie